Archive for Maggio 2007

Porca troia, non abbiamo gli inviti Talpa, ci siamo fatti una canna che non sapeva di niente, Talpa, qui ci buttano fuori e abbiamo anche bevuto, chi cazzo è questa qui e perchè conosci tutti, e perchè quando parli ti escono delle bolle dalle labbra colorate di blu e verde bottiglia, è una birra di merda questa, Talpa, non mi faccio tatuare un cazzo sul culo, perchè c’è il timbro sulla manica della camicia pagata quattro euro e novanta all’upim,e a cosa serve, e questo qui non sa quello che dice, e questa qui neppure, non possiamo sempre andare al cesso assieme, Talpa, ma non vedi che ha sessant’anni suonati la bionda, una sigaretta veloce fuori che fa caldo dentro, non mi va di baciare la colonna preferisco andare a casa, un havana, che rum di merda e allora quello che vuoi tu, Talpa, che cagata, devi girare a destra che abito lì e prendo la mia, perchè la testa di cazzo davanti non mette la freccia, chiamo io l’ambulanza, la chiamo io, non ridere stronzo, almeno non ridere, perchè ti hanno tolto la patente, si stiamo bene, un falso allarme, possiamo andare al mare adesso, guido io, tu fuma tranquillo.

Falsità, dentro un uragano di parole, il rimpianto di non essere stato in grado di scappare in tempo dalla sofferenza, un senso di dolorosa sporcizia che penetra i ricordi, ormai sgualciti dallo squallore di momenti passati.

Quelle dita sottili toccano le corde di un animo stonato, pizzicano veloci e forti, creano nuovi suoni, è musica di nuovo, dolce e ritmata al nascere di un battito vitale, armoniosamente tenera, melodia di carezze, di vita gridata al mondo, di rinnovate emozioni, di compiaciute lacrime di gioia. Canto un sorriso e uno sguardo, con lei, per lei, per me, per noi.

L’incontro massonico segreto delle forze del bene e della salvezza universale, uniti contro il potere calamaro, è avvvenuto al wash center alle dieci del mattino del quattro maggio duemilaesette. Presenti, oltre ai due nigeriani sfattoni titolari dell’esercizio, Giorgio, frusciante come una checca pre vie en rose, il socratico, alticcio oltre la misura consentita dalle ultime leggi contro l’alcolismo, la nemesi del grego, una bambola gonfiabile da quattro centesimi comprata dai cinesi, l’antitesi del catalano, un palo del telegrafo rubato a phoenix, arizona, e adattato per l’occasione, phil le piemontes, comandante in capo di un distaccamento di dragoni effeminati e lascivi, arnaldo il gobbo. Si decide per l’attacco frontale alla porta carraia del teatro invisibile, ormai da troppo tempo in mano alle merde calamare.
Alle venti e zero sette in punto parte l’arrembaggio, carlo comanda la prima ondata, intercalando sberleffi e cartoni a pause di riflessione all’osteria da teresina, nel mentre, giorgio e phil sculettano per creare un diversivo sostenendo il potter, fiancheggiato amabilemente da bambole e pali, che prende di mira con vigore il lato caffetteria da caucigh. Lo scontro è durissimo, ma i nostri si battono come da par loro, potenti poeti guerrieri. Sul campo rimangono morenti decine di migliaia di crostacei, il sangue ittico sgorga a fiotti, fiumi e mari, periscono con onore la nemesi e l’antitesi, ma alla fine il vessillo della libera polluzione notturna riprende a sventolare in cima a palazzo antonini. E’ vittoria, cori angelici e bande di paese festeggiano assieme al manipolo di eroi che, ormai ebbri , chiedono invano venia sorseggiando caffè stantii da macchinetta, è vittoria, urla il popolino in processione laica offendo prostituzione a prezzo di saldo, è vittoria, gridano passanti extracomunitari inneggiando alla rivoluzione francese.Affanculo, è andata.